martedì 3 luglio 2007

il punkabbestia


Un punkabbestia viveva con il suo cane su un marciapiede.
Figlio non povero, di buona famiglia, aveva scelto di vivere la propria vita in modo di verso da come gliela avevano insegnata a vivere.
Pensava che una casa, un lavoro, magari faticoso, una moglie e (un domani) dei figli non faccessero per lui.
Pensava che quella fosse una forma di schiavitù.
Voleva sentirsi libero, e voleva che anche il suo cane si sentisse libero..
Libero di stare al freddo d' inverno e al caldo d' estate.
Di ascoltare la musica che amava, cioè la techno, al volume che voleva.
Di drogarsi soprattutto, e di fare tutte le altre cose che un uomo imprigionato non può fare.
Voleva molto bene al suo cane..
Con lui condivideva tutto. Tranne la roba, si capisce.
Viveva, cioè si faceva, con quello che riusciva a elemosinare (lui diceva scollettare) e rubacchiava qua e là.
A volte spacciava anche.
Ed era il suo cane spesso a fargli da complice.
Un bel giorno, vuoi un po' per la fase stagnante dell' economia, un po' perché tutti si erano scocciati di offrire elemosine ad un drogato nullafacente, il povero punkabbestia si trovò senza i soldi per la dose.
Stette molto tempo nella miseria più totale, finché sembrò presentarsi l' occasione giusta.
Si trovava di fronte alla stazione, dove stava di solito, e dove di solito raccoglieva i frutti più maturi.
Si fece avanti un signore molto distinto.
Portava una giacca nera con il doppio petto, scarpe lucidissime ed occhiali neri, e si dirigeva verso di lui sicuro e rapido, lasciandosi alle spalle la lussuosissima mercedes dalla quale era sceso, dopo che l' autista gli aveva aperto gentilmente lo sportello.
- Hai un bellissimo cane. Gli disse.
- Oh grazie, ma 'sti cazzi, anc' a me me piace 'na cifra.
- E' sempre con te?
- Che nun lo vedi. 'mbe ce faccio 'e storie, stamo sempre 'nsieme si. Ma aho, 'mbeh, che vòi? C' hai du' spicci?
- Posso proporti un affare.
- Daje spara! a me 'ste storie m' enteresseno. Basta che nu'mme piji pe' r' culo.
- Non preoccuparti. Vedi, anche a me piace molto il tuo cane. E posso offrirti una grossa cifra in cambio, non so se mi spiego.
- Aho ma de ché. Er cane nun se venne, capito? E vedi d' annattene a pijà ner culo!
Il signore stava allontanandosi indignato, poi sentì
- Aho aspe'.
- C' hai ripensato.
- Mo' quanto me daresti?
- Fai tu il prezzo.
- Aspetta 'n attimo che me devo consurta' cor cane.
- Fa' pure.
Il punkabbestia fece il suo vertice col cane.
- Aho sai, a me me dispiace 'na cifra, ma mo' ce sta 'n periodo de quelli che, aho, nun lo so, c' ho bisogno. Te ce lo sai quanto bene che te vojo ma, ma aho, a me 'a roba chi m' a da? Er signore vedrai che te tratta bene, me sembra che c' ha puro n' mucchio de' sordi, e io si nun me faccio 'no schizzo, me pija troppo male. Frate', o so che perderai la libbertà, e me sento 'n infame a vendete...
Il povero cane sembrava triste di perdere per sempre il suo compagno. Padroni non ne aveva mai avuti.
Il punkabbestia tornò dal signore col cane in braccio.
- Tié e nun me fa vede' che questa nun la reggo. Er guinzajo nun ce sta, nun l' ho mai messo ar guinzajo.
Il signore fece arrivare l' autista che lo caricò in macchina.
- Quanto vuoi?
- Me sembra 'r minimo si te chiedo 3 piotte.
- 300?
- ah signo', che te stai a 'nsordì? mo' certo che so 300...
Il signore glieli dette e si salutarono. Il punkabbestia e il povero cane si seguirono a lungo con lo sguardo prima che la macchina somparisse all' orizzonte.

Passò un po' di tempo.
Il cane perse la propria libertà come previsto.
Fu infatti costretto a vivere rinchiuso in un parco di 10 km2 ricoperto di prati, fiori e alberi, con una cuccia calda in cui dormire e carne nella ciottola tutti i giorni, senza assaggiare mai più la vita avventurosa e romantica della strada. Pensava spesso al suo vecchio compagno e ricordava con amarezza e rancore i tempi felici.
Altrettanto amareggiato e pieno di rimorsi fu il punkabbestia che invece decise che con tutti quei soldi avrebbe potuto farsi tanta di quella roba da bruciarsi completamente il cervello, e così fece.
Si bruciò il cervello.
Ecco perché quando fu di fuori come un giardino, solo ed in preda alla paranoia, e al senso di colpa, si convinse di essersi trasformato lui in un cane.
Si mise ad abbaiare e ad andare a quattro zampe. Leccava o mordeva tutti a seconda dell' umore, e si mise alla ricerca spasmodica di un padrone.
La sua scelta cadde su un tipo che come lui scollettava per strada, e per questo gli ricordava la sua vita passata, sapendo quindi che avrebbe avuto bisogno di un cane.
La fortuna volle che quel tipo in quel momento fosse anche lui di fuori come un giardino.
Si avvicinò e cominciò a leccarlo e a strusciargli la schiena sulla gamba.
- Ciao bbello, mo' che vòi? Non c' ho niente da fatte mastiga', va' va',... certo mo' che sei proprio bbello, vie' qua, fatte da' 'na carezza...dorce sei, dorce...mo' c' avrei puro bisogno de' n cane...
Fra i due fu subito amore.
Insieme andavano dappertutto, e scollettavano su tutte le strade.
Il vantaggio sull' avere questo strano tipo di cane è che sembrava una persona, diceva il novello padrone ai suoi amici, aveva delle espressioni proprio umane, che .
E poi sapeva annusare la roba buona e quella cattiva, e questo si che era un vantaggio.
Il punkabbestia/cane da parte sua non si rese mai conto, preso dall' affetto e dalla dedizione che avrebbe anche lui perso la libertà.

Un giorno ci fu un rave. Techno.
Tutti i punkabbestia della città e non solo ci andavano.
Così ci andarono anche il punkabbestia/padrone e il punkabbestia/cane.
Il punkabbestia/padrone trovò una bella storia di mdma da fare e la fece.
Ricavò molti soldi dall' affare, e avanzarono pure diverse pastiglie.
Ma ciò che non doveva accadere accadde.

Era mezzogiorno, la gente stava tornando a casa dal rave.
Tutti i punkabbestia rimasti ballavano ancora, felici, e tutti di fuori come giardini. Compreso il nostro e il suo 'cane'.
E arrivarono gli sbirri. Gli sbirri infami.
Fecero chiudere tutto, e ne portarono diversi con sé.
Perquisirono purtroppo anche il nostro.
E lo trovarono con tanti soldi in tasca, e un po' di pastiglie.
- E queste?
- 'mbe?
- Vieni con noi
Lo stavano accompagnando in macchina quando si accorsero del punkabbestia/cane che li seguiva ringhiando e mugolando.
- Ma che ha preso questo? Disse uno degli sbirri.
- Aho ma che stai a di', quello è er mi' cane. Gli rispose il prigioniero.
- Il tuo cane?
- Eh si, che nun lo vedi?
- E che tipo di cane sarebbe? Cominciavano ad incuriosirsi.
- De che tipo? Er migliore cane antisbirro der monno!
- Ma la droga la sa riconoscere? Azzardò uno dei due tutori della legge.
- Certo che 'a riconosce, e se la fa puro!
- Maresciallo, venga. Chiamarono il maresciallo
Gli sbirri confabularono tra loro. Poi riportarono il resoconto al punkabbestia/padrone, mentre il punkabbestia/cane se ne stava sull' attenti.
- Se tu ci dai il cane ti lasciamo libero.
- Che stai a dì?
- Dai che hai capito benissimo.
- Che ce fate, voo magnate?
- Non ti preoccupare, o viene lui con noi o vieni te.
- A 'nfami, bastardi!
Pensò un po', notò che il punkabbestia/cane aveva gli occhi languidi e si commosse anche lui. Si mise a piangere.
- Mo' che faccio...
Il punkabbestia/cane lo leccava mentre piangeva e pensava. Poi decise.
- Ma si ve' do er cane, voi me ridate anc' a' roba e li sordi?
- Non essere stupido.
- e mo' basta, tenetevi er cane!
La spada fu tratta.
Per il punkabbestia/padrone fu di nuovo la libertà.
Il punkabbestia/cane,divenne il miglior cane antidroga di tutti, seguendo i loro nuovi padroni.




storia di Michele Baldini (soggetto di Michele Baldini e Alberto Sabatini)
illustrazione di Andrea Sgherri
video trovato su Youtube e rimontato da Michele Baldini

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